Venezia – Corfù

Diario di bordo da Venezia a Corfù, 02-05/07/2012


Partiti! Dopo una preparazione che è costata lacrime e sangue, soprattutto al capitano Nicola di Velare ASD e Henry il nostromo, Moana 60 è stata messa in acqua a tempo di record, con lavori tutt’altro che trascurabili: Dipintura completa, tagliando approfondito del motore, revisione dell’impianto elettrico, revisione totale delle vele, controllo di albero e relative attrezzature… e altro. Un’avventura nell’avventura che sta per iniziare che ci deve portare dopo 1500 miglia Istanbul, l’antica Costantinopoli, il sogno e l’obiettivo di mercanti e navigatori per millenni, l’apogeo di Sulle Ali del Leone II – In viaggio verso Levante, il nuovo progetto di Venti di Cultura e UnaVelaper.


Fino a Corfù l’equipaggio è composto da Tiziano, skipper dei tour Sulle Ali del Leone, Enrico detto Pido videomaker autore del documentario e one man band, Umberto tecnico del suono, Nicola armatore neo proprietario del Moana 60, Martina, Moreno co-armatore marinaio di motoscafo in via di conversione alla vela con il figlio Tommaso giovane idealista appassionatissimo di vela e di mare, ultimo ma fondamentale Enrico “Henry” nostromo tuttofare che non si ferma mai. Il due Luglio alle 17, 30, dopo aver fatto gasolio in modo rocambolesco, iniziamo il nostro viaggio dal bacino di San Marco. Abbiamo subito toccato con mano, anzi con chiglia, un problema che avremo per tutto il viaggio: Moana 60 pesca 3,8 metri e accostare ad una riva non è così semplice, bisogna trovarne una con acqua molto profonda. In futuro faremo travasi con le taniche ma eravamo a secco e riempire i 400 litri di serbatoi a taniche non era il massimo, sarebbe partita una catena di sant’Antonio che avrebbe ritardato la partenza alle calende greche. E poi la voglia di navigare era già diventata febbre.
Passiamo il forte di Sant’ Andrea, antico estremo baluardo della Serenissima sulla bocca di porto del Lido, sfioriamo il Mose, nuovo discusso baluardo, e qui veniamo superati da un’enorme nave da crociera che procede a velocità tale da costringerci, suonando, a uscire dal canale. Gulliver a Lilliput Venezia, riusciremo mai a liberarci da questi mostri dei mari?
Siamo in mare aperto alle 18,30… vento poco e contrario, per fortuna abbiamo il pieno. Dietro si vede un temporale ma non pare deciso a raggiungerci. Scappiamo lasciandoci alle spalle il maltempo in terraferma, inseguendo le rotte, e quindi le storie e le idee intrecciate a Venezia, ”cardine d’Europa” come è stata definita da William H. Mc Neill, in virtù del ruolo di potenza navale e repubblicana nel Mediterraneo. La nostra sfida è anche quella di rivivere questi tragitti come lo fecero gli uomini di allora, vivendo e respirando il mare, costretti dai suoi tempi e venti, ma anche mettendo in gioco le proprie conoscenze e capacità.
Venezia – Istanbul, sulle antiche rotte commerciali veneziane è il nome che abbiamo dato al viaggio in collaborazione con Adrion e Marco Polo System allo scopo di sperimentare una nuovo modo di viaggiare nell’ottica del turismo culturale alla portata di tutti ed eco-sostenibile. Certamente non andiamo a remi come una galea, ma di sicuro abbiamo il biscotto, cioè il vitto base. Si spera migliore di quello dei galeotti della Serenissima.

Questa prima tappa sarà diretta su Corfù, l’arrivo è previsto il 7 giusto in tempo per imbarcare altri due membri dell’equipaggio, 5 giorni sono più che sufficienti a patto di non avere troppi imprevisti, se tutto va liscio ci mettiamo anche meno. Alle 19,30 il vento è ancora contrario ma è aumentato di intensità, saranno 10 nodi, il temporale sta risucchiando aria verso di se. Cena con la prima pasta a bordo, tonno pomodoro olive e capperi sotto sale maggiorana e pepe, si affiata il team di “Sulle ali del Leone”, Tiziano è lo specialista di pastasciutte ottime e abbondanti. Dopo le mille fatiche e tensioni dei preparativi è stata una prima notte facile, speriamo bene, in ogni caso ci sono le prime incombenze della vita di bordo a cui badare, cerchiamo di partire con il piede giusto e tenere la barca in chiaro, il disordine può essere una delle prime fonti di discussioni e incidenti.

03/07

Nella notte il vento si stabilizza da W, è una brezza termica piuttosto sostenuta, che al mattino gira spirando da NE, 12 13 nodi di vento che ci fanno filare con punte di 10 nodi, finalmente Moana si fa sentire e fila precisa sulla sua rotta.
Ci voleva proprio una giornata facile, l’equipaggio è stremato dalla frenesia dei preparativi, la barca appena acquistata dai nuovi armatori era ferma sull’invaso da un anno e necessitava di parecchi lavori. E’ stato fatto tutto in proprio e a tempi record, compresa la pitturazione completa, su una barca di 18 metri non è cosa da poco. Adesso ognuno se la gode, chi dorme, chi ascolta musica, io leggo con un occhio sull’ orizzonte, Wasted Pido suona la chitarra, Tiziano cerca di imparare il blues e Umberto (tecnico del suono)  affetta una soppressa fatta da lui e suo padre, tutti ringraziano.
Tommaso tira fuori la sua canna da pesca e prepara una traina nella quale il gruppo dei golosi ripone molte speranze, Umberto che non vuole limitarsi a sperare tira fuori anche lui un attrezzatura assolutamente fantozziana, una canna da lago del 1972 sul cui amo tenta di mettere delle alici sott’olio che puntualmente di disfano a contatto con l’acqua… si fa perdonare tirando fuori la sua soppressa custodita in una pregevole borsa da viaggio, sembra un professionista del biliardo con la custodia della sua stecca.
La pacchia dura fino alle 17,00 poi il vento cala fino a spegnersi… giusto il tempo di fare un bel bagno e poi accendere il motore. Comunque alle 18,30 ci siamo avvicinati a Corfù di 160 miglia, che è bene. Altra cenetta tranquilla con un pasta pesto e patate, insalatina di cappuccio e soppressa del papà, la notte si presenta di totale bonaccia, avanziamo a motore a 6,5 nodi economizzando al massimo il gasolio.

04/07/12

La notte è passata tranquilla navigando a motore, all’alba siamo al largo delle Tremiti.
Approfittiamo del leggero vento in poppa per armare il gennaker, ancora non lo avevamo mai visto, lo issiamo e navighiamo un po’ nella brezza leggera.
Grazie alle condizioni tranquille ci lanciamo in un “operazione Fulgida” ovvero pulizie di bordo, ci prendiamo cura della barca che ci sta portando a spasso. Alle 13 il vento comincia a girare  a est e rinforza un po’, ammainiamo il gennaker e apriamo il genoa, e si comincia a ragionare, doppiamo il Gargano e il vento ci costringe ad una rotta su Bari, nel frattempo si consuma un adeguato numero di birrette. L’umore è ottimo, alle 18 e 30 abbiamo fatto altre 160 miglia in direzione Corfù, ormai siamo a 180 miglia dalla nostra prima meta, la navigazione fino qui è stata veloce e cominciamo a prevedere un arrivo per il 6 mattina.
Quando siamo ormai vicini a Bari il vento gira e rinforza ci costringe a ridurre la randa prendendo una mano di terzaroli e poi una seconda, sono le prime manovre che coinvolgono tutto l’equipaggio, la barca, inizialmente nata per un navigatore solitario, ha subito modifiche nelle attrezzature tali da rendere necessario un discreto numero di persone, è bello così, tutti devono avere un ruolo. Piano piano ci stiamo abituando uno all’altro, stiamo diventando un gruppo, cosa fondamentale per la buona riuscita del viaggio. Moana si comporta bene, è a suo agio di bolina, le onde corte vengono tagliate senza il minimo attrito, la barca è molto sbandata ma il comportamento è così dolce che ci mettiamo a cucinare un risotto. Viriamo per riportarci al largo e poco dopo il vento gira consentendoci una rotta più vicina a quella ideale, siamo fuori di 30 gradi, è comunque un buon bordo di avvicinamento.

05/07

Nella notte il vento cala fino a spegnersi, ammainiamo e procediamo a motore, all’alba riprende un po’ di vento dritto in prua, saranno 5-7 nodi, troppo poco per bordeggiare, proseguiamo a motore in attesa di un rinforzo che ci permetta di issare le vele. Pido stabilisce un ottimo record di pennica, da mezzanotte alle 11, vedremo chi saprà fare di meglio.
Abbiamo calato due traine, siamo un po’ stufi del piatto unico, ci vorrebbe proprio un bel secondo di pesce, purtroppo ci va male e io e Umberto organizziamo una pasta al tonno e limone, ci sbizzarriamo un po’ con i pochi ingredienti della cambusa. Sia alza un po’ di vento, in direzione perfettamente contraria, decidiamo di procedere a motore tenendoci sotto costa, cosi potremo poi attraversare
con un bordo unico di bolina stretta. Infatti la traversata è tranquilla, il vento rinforza e prendiamo una mano, poi arrivati sotto la costa albanese il vento cala fino quasi a spegnersi, ma decidiamo di procedere a vela anche se a velocità ridotta, preferiamo atterrare all’alba in modo da controllare bene il fondale.

Corfù, Kerkyra, estremo baluardo Adriatico di Venezia prima degli scali in Morea e in Egeo. Veneziana dal 1386 fino alla caduta della Repubblica, la sua importanza per le rotte veneziane è largamente testimoniata dalle due grandi fortezze che cingono la città vecchia. Oltre le possenti mura, una rete di cunicoli sotterranei  e baluardi rendeva la città imprendibile: essa infatti non fu mai conquistata dai nemici di Venezia. Sulle mura del castello vecchio nasce anche la leggenda di San Spiridone, che apparve ai soldati durante l’assedio del 1716. Il santo viene celebrato tre volte
durante l’anno, con tutte le bande della città a suonare per le strade seguendo le spoglie del santo in processione. Durante queste celebrazioni non è raro sentire i religiosi locali  pronunciare la parola “ενετικης” : un augurio di prosperità e ricchezza.
Il ricordo di Venezia a Corfù è forte, ci dice Tenia Drigakou, sovrintendente ai beni culturali dell’isola che ci accoglie ritagliandosi qualche momento dalle sue mille attività. Il suo lavoro riguarda la salvaguardia di tutto il patrimonio storico dell’isola “ma non ci sono i soldi” ci dice con un sorriso amaro. Eppure le fortezze sono usufruibili, frutto del lavoro continuo di restauro e conservazione in atto. Il castello è anche dove Tenia ha il suo ufficio, da dove coordina e fa funzionare le cose. Grazie al suo interessamento, negli ultimi anni un signore triestino, Giovanni Leone, sta restaurando gratuitamente i cannoni della fortezza vecchia di Corfù. Seguendo rigorosi metodi scientifici e grazie ad un attento lavoro di archivio della sua associazione Arsang presso biblioteche ed archivi (Marciana in primis) ha potuto ricostruire i fusti delle 4 bombarde veneziane del 17 secolo conservate nel castello. Una ora fa bella mostra di se come spartitraffico in centro della città, altre due sono all’ingresso del castello vecchio, un’altra si trova a Londra. Leone e i membri del suo gruppo sono giunti ad ipotizzare che le bombarde, di fabbricazione inglese ma commissionate dalla Serenissima, furono impegnate nell’assedio di Santa Maura (ora Lefkadas) durante la prima guerra di Morea. Corfù all’inizio del XIX secolo è stata sede anche del parlamento delle Sette Repubbliche Ionie, il primo nucleo di indipendenza greca. Il simbolo di quelle sette sorelle – Cefalonia, Itaca, Zante, Leucade, Cerigo – fu un leone di San Marco con sette frecce nella zampa al posto del libro. I suoi due castelli sono famosi: la fortezza vecchia fu ai tempi classici sede dell’acropoli e poi divenne castello bizantino e primo nucleo della presenza veneziana. La nuova, capolavoro dell’architettura militare veneziana, fu realizzata nel XVII secolo per cementare la difesa della città e dell’isola consolidando il ruolo di “sentinella del Golfo” che Venezia assegnò all’isola, prima difesa del “suo” mare, l’Adriatico. Guardiana fedele fino alla fine della Repubblica. E oggi gemma turistica un po’ appassita nella crisi greca.

06/07/12
All’alba siamo in vista di Corfù, a 10 miglia dal porto, ormai è fatta, abbiamo deciso di ancorare a ridosso della vecchia rocca Veneziana. La landa della trinchetta è storta, non è un pericolo nell’immediato ma va riparata prima di ripartire: Decidiamo di andare in marina in modo da
rendere più semplici i lavori. Entriamo in porto a poca distanza da quello che rimane deli arsenali veneti e ci ormeggiamo accanto a una barca blu di almeno 18 metri. Lo skipper parla toscano, cominciamo a chiacchierare si scopre che è il Bani, era vicino di casa del nonno di Tiziano; “mio nonno diceva perché non lavori sulle barche a vela, lo fa il Bani, mi sembra che non se la passi male” ricorda il nostro skipper ufficiale. Nicola divide i compiti, a Tiziano e a Henry tocca la riparazione della landa, sono esentati da ogni sorta di pulizia, smontano il pezzo che è in una posizione infame, noleggiano un motorino e vanno a cercare un fabbro, domandando in giro troviamo un fabbro tornitore che fa al caso nostro gli molliano il pezzo e via a mangiare… carne finalmente, incredibile quanto il mare metta voglia di carne. Il nostro primo souvlaki lo mangiamo nella piazza centrale, seduti a pochi metri dal busto di Morosini collocato sul lato destro del palazzo del provveditore (ora sede del comune di Corfù).

Tiziano Enrico e Umberto vanno alla scoperta dell’isola, l’interno è molto bello, arriviati sull’ altro lato ci concediamo un bel bagno con ricca nuotata, poi guardando la carta vediamo un castello: Angelocastro. Andiamo a visitarlo. La strada per arrivarci è incredibile, sale in mezzo ad un uliveto secolare, alberi altissimi con tronchi ramificati in disegni fantastici. Giunti in cima ad una collina di 400-500 metri il bosco si apre e ci lascia in una vista mozzafiato, costa rocciosa e frastagliata di insenature e promontori e poi mare aperto, a perdita d’occhio lo si percepisce da come respira. incontriamo  l’ultimo paese prima del castello, Krini, è veramente vecchio e per nulla turistico, la piazza principale è grande come un salotto e ci sono gli anziani seduti sulle soglie che parlano, la attraversiamo cercando di non disturbare e ci salutano, c’è anche un’osteria che sembra la casa di una nonna, domani dobbiamo tornare. Alla fine il Castello, su una rocca che costituisce una difesa naturale imprendibile, con una vista che spazia sul mare in grado di scorgere qualunque nemico si profilasse all’orizzonte, non c’è da stupirsi che Venezia abbia fortemente voluto questo presidio, tanto da comprarlo dagli Angioini nel 1382. Torniamo indietro di corsa, devo essere alle otto a ritirare il pezzo, arrivo alle otto e dieci, il fabbro ha già chiuso, vado al negozio accanto per informarmi se domani sarà aperto, mi dicono di si, meno male. C’è un orologio a muro… segna le nove e dieci.. il fuso! Non io, quello orario. Enrico viene contattato da Tenia, la responsabile dei beni culturali dell’isola di Corfù, ci incontriamo alla rocca vecchia, ci dà alcune dritte sulle cose da fare domani, è preziosa… quindi cena e a dormire che domani si inizia presto.